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Ovaio policistico: cosa c’è da sapere per stare meglio

La PCOS, o Sindrome dell’Ovaio Policistico, è un disturbo diffuso: scopriamo le cause e le strategie di cura.

Che cos’è l’ovaio policistico

Si tratta di un problema di origine ormonale che causa la formazione di follicoli ovarici vuoti o di piccole cisti sulle ovaie.

Cause della Sindrome dell’Ovaio Policistico

Ancora oggi la causa della sindrome non è stata individuata in modo preciso. Ciò che si può verificare con certezza è che le ovaie delle pazienti producono troppi ormoni maschili, il che interferisce con la regolare ovulazione.
Direttamente collegata a questa patologia è l’insulino-resistenza, ovvero la scarsa capacità dell’organismo di reagire all’insulina, il che comporta un innalzamento della glicemia nel sangue. Da questi elementi si parte per impostare le soluzioni efficaci contro la Sindrome dell’Ovaio Policistico e i percorsi terapeutici adeguati, di cui parleremo fra poco.

Ovaio policistico e sovrappeso

Come accade per numerose altre patologie, sovrappeso e obesità si collocano sia fra le cause, sia fra le possibili conseguenze della sindrome.
È un fatto che quasi l’80% delle donne con PCOS ha un problema con il peso; dimagrire con l’ovaio policistico è più difficile, ma è possibile; inoltre, perdere peso aiuta a ridurre i sintomi e i rischi correlati.

Quante persone soffrono di Sindrome dell’Ovaio Policistico?

La sindrome interessa, in media, una percentuale compresa fra il 5% e il 7% delle donne. La fase nella quale è più frequente sviluppare questa patologia si colloca nell’età fertile: ci sono casi di ovaio policistico a 14 anni, in adolescenza, e naturalmente l’approccio da seguire sarà diverso
rispetto a quello adatto a una donna di 30 o 40 anni.

Ovaio policistico sintomi

Gli indicatori “visibili” di una possibile Sindrome dell’Ovaio Policistico sono:
– mestruazioni irregolari e talvolta dolorose
– irsutismo (crescita di numerosi peli in zone normalmente glabre)
– acne
– aumento di peso insolito e difficile da tenere sotto controllo.

Ovaio policistico a chi rivolgersi

Per diagnosticare la PCOS non è sufficiente notare i sintomi appena elencati: è indispensabile che il personale medico sottoponga la paziente ad analisi accurate che comprendono la verifica di una eventuale insulino-resistenzatest ematici specifici ed ecografia per identificare, fra l’altro,
eventuali cisti ovariche.
Per la diagnosi di ovaio policistico il primo riferimento è il medico di base o, direttamente, il ginecologo di fiducia. Per una valutazione completa è importante consultare anche un endocrinologo e uno specialista in malattie metaboliche. Per la gestione della patologia accertata sarà di grande aiuto anche un nutrizionista.

Chiaramente la scelta ideale consiste nell’affidarsi a un team multidisciplinare che possa prendere in carico la PCOS nel suo complesso, fornendo risposte coerenti.

Ovaio policistico quali sono i rischi

Le donne con ovaio policistico devono mantenere la propria salute attentamente monitorata per evitare di incorrere in alcune patologie alle quali risultano più esposte della media:
– diabete e altre malattie metaboliche;
– malattie cardiovascolari.

Un aspetto delicato connesso alla PCOS è quello della fertilità, che potrebbe risultare compromessa (ma non accade sempre e, in ogni caso, ha vari gradi), e dei rischi in gravidanza, dal momento che chi ha la sindrome ha maggiori probabilità di:
– non riuscire a portare a termine la gravidanza;
– sviluppare il diabete gestazionale;
– incorrere nella gestosi o in altri problemi di natura ostetrica.

Ovaio policistico come si cura

Tecnicamente non si “guarisce” dalla PCOS: si tratta di una condizione che non si può risolvere al 100%. Questa affermazione non deve scoraggiare, perché in realtà si può curare l’ovaio policistico, intervenendo in modo da ridurre sensibilmente sia i sintomi, sia i fattori che costituiscono un
rischio di incorrere in aggravamenti o patologie correlate.

-Esistono farmaci specifici per tenere sotto controllo la PCOS. Gli specialisti di LabQuarantadue propongono, a seconda dei casi, una terapia a base di Metformina o Liraglutide.
– I farmaci da soli non bastano: la vera risorsa per curare l’ovaio policistico è modificare il proprio stile di vita e curare la propria dieta. Per gestire la PCOS è fondamentale fare una regolare attività fisica e seguire una dieta personalizzata che permetta di perdere chili, se necessario, e scongiurare l’aumento di peso legato alla patologia.

Dimagrire con l’ovaio policistico

Mantenere il peso forma è davvero importante per controllare la PCOS, e l’alimentazione corretta è indispensabile allo scopo di regolare il meccanismo dell’insulina, che può essere compromesso.
C’è effettivamente un nesso fra ovaio policistico e difficoltà a dimagrire: per questo è necessario un percorso di dimagrimento specifico impostato da professionisti, che devono lavorare con un approccio multidisciplinare integrato.
Per contro, perdere peso ridurrà anche i disagi dovuti alla sindrome, con un vantaggio per il benessere generale e la qualità di vita.

Ovaio policistico alimentazione

Esiste la giusta dieta per chi ha l’ovaio policistico, ma non è identica per tutte: è bene rivolgersi solo a specialisti competenti in grado di eseguire una valutazione accurata.
Nell’esperienza di LabQuarantadue, il regime alimentare che dà i risultati statisticamente più efficaci per le donne con PCOS e problemi di sovrappeso si basa sulla dieta chetogenica.
Essa deve essere adattata alla singola paziente e personalizzata tenendo conto dell’intera condizione psicofisica, dell’età e della compliance rispetto alle terapie.
Un supporto psicologico durante le fasi più impegnative del percorso di dimagrimento è fortemente consigliato, per un risultato durevole e coerente.

Consapevolezza e prevenzione

In linea generale, una buona consapevolezza alimentare costituisce un importantissimo fattore preventivo che consente di evitare l’ovaio policistico in soggetti predisposti, o tenerne sotto controllo gli effetti, sul nascere.
Un consiglio davvero universale è dunque di ottimizzare il proprio stile di vita facendo movimento, evitando fumo e abuso di alcolici, seguendo una dieta sana e bilanciata.

Obesità: quali sono i rischi e come intervenire

Oggi, 4 marzo, si celebra il World Obesity Day, per sottolineare con più forza che l’obesità è uno dei problemi di salute pubblica più impegnativi del nostro secolo.

L’obesità è una vera malattia e non deve essere sottovalutata. È anche curabile, se affrontata con il giusto approccio multidisciplinare.

Quando si può parlare di obesità?

La condizione di obesità si valuta misurando un parametro biometrico chiamato Indice di massa corporea (IMC), o Body mass Index, che mette in rapporto il peso e il quadrato dell’altezza.
Una persona può essere definita clinicamente obesa se il suo IMC è maggiore di 30.
– Un indice fra i 30 e i 34,9 indica un’obesità cosiddetta di primo grado;
– un IMC superiore a 35 identifica l’obesità di secondo grado;
– sopra l’IMC 40 si ha l’obesità di terzo grado, la condizione patologica più seria.
– Un individuo il cui IMC sia fra 25 e 29,9 è considerato pre-obeso, ovvero in una condizione di sovrappeso che richiede un attento monitoraggio.

Oggi, in Italia, la condizione di obesità tocca una persona su dieci. Di fronte a questi dati, LabQuarantadue rafforza costantemente il proprio impegno nel campo della prevenzione e dell’informazione.

I rischi dell’obesità

Se a livello sociale l’obesità appare come un fattore prevalentemente estetico (spesso causando un vero pregiudizio ai danni delle persone coinvolte), ciò che è importante comprendere è che si tratta di una reale patologia che ha conseguenze di vario tipo sulla salute, alcune delle quali molto serie.
L’obesità di tipo 1, 2 e 3 ha infatti una correlazione dimostrata con:
– cancro (soprattutto quello che interessa il tratto digerente, il fegato, il seno e l’endometrio);
– diabete e patologie metaboliche;
– malattie cardiovascolari;
– patologie del sistema endocrino;
– disfunzioni sessuali e problemi di fertilità.

Inoltre l’obesità è causa di numerosi disturbi di entità minore (per esempio a carico della circolazione periferica, delle articolazioni, della cute, della digestione, del sonno) e disagi quotidiani che senz’altro influiscono sulla qualità della vita.
Ultima ma non meno importante è la ricaduta sulla vita emotiva e relazionale: è dimostrata l’influenza reciproca fra il forte sovrappeso e condizioni di ansiadepressioneritiro socialedisturbi del comportamento alimentare.
Queste parole non devono servire a spaventare: infatti, l’obesità si può curare e le patologie correlate si possono prevenire o tenere sotto controllo.
Curare l’obesità con un approccio multidisciplinare LabQuarantadue, in decenni di lavoro al servizio di pazienti con sovrappeso e obesità, ha verificato
sul campo la necessità di un approccio integrato e ha sviluppato dei protocolli di intervento capaci di dare risultati sicuri e durevoli.
Il primo passo riguarda la nutrizione consapevole: un regime alimentare studiato da specialisti è indispensabile, tanto quanto il ricorso a un’attività motoria commisurata alle possibilità del paziente.

In alcuni casi è necessario fare ricorso ad una terapia farmacologica. Attualmente in Italia, i farmaci autorizzati per la terapia dell’obesità negli adulti sono l’Orlistat, la Liraglutide e Naltrexone/Bupropione, indicati nei pazienti obesi con indice di massa corporea (BMI) maggiore o uguale a 30 kg/m2, o nei
pazienti in sovrappeso (BMI ≥ 27 kg/m2) con fattori di rischio associati.
Nei casi di obesità di secondo e terzo grado, possono essere proposte soluzioni di tipo chirurgico o dispositivi poco invasivi come il palloncino intragastrico Allurion.

Ciò che spesso manca nei trattamenti per l’obesità e il sovrappeso è l’integrazione fra prospettive e specialisti diversi: per esempio, è fallimentare proporre una soluzione che non coinvolga l’aspetto psicologico e non preveda un supporto psicoterapeutico costante, fondamentale durante un percorso personale che è oggettivamente impegnativo.
Inoltre, la comunicazione e la sinergia fra i medici che si prendono cura dello stesso paziente è essenziale per impostare un programma personalizzato efficace e senza rischi. La persona, con la sua storia e le sue difficoltà, deve essere messa al centro della terapia ed essere protagonista del cambiamento, diventando il proprio migliore alleato.

Dimagrire: ecco perché funziona il digiuno intermittente

Parliamo di digiuno intermittente: che cos’è, come farlo in sicurezza e perché funziona per perdere peso.

Digiuno intermittente per dimagrire: che cos’è

Il digiuno intermittente è, più che una dieta, una routine di alimentazione da adottare temporaneamente.

Semplificando, si può dire che il cosiddetto intermittent fasting mima le condizioni del digiuno attraverso dei periodi (ore o giorni) nei quali sostanzialmente non si mangia nulla.

Come si fa il digiuno intermittente

Esistono diversi schemi di digiuno intermittente, ciascuno adeguato a differenti situazioni e obiettivi. Solo uno specialista può consigliare il percorso migliore: è fondamentale essere seguiti da un esperto durante questa pratica, anche perché – come vedremo – essa non è adatta a tutti.

  • Schema eat-stop-eatsi digiuna per 24 ore, per una volta o due alla settimana. Questa soluzione dà buoni risultati per l’obesità.
  • Schema 5:2 o dieta fast: per cinque giorni si mangia regolarmente; per due giorni si mantiene un regime a basso apporto di calorie (max 500-600 calorie, ovvero da ½ a ¼ dell’introito abituale, bilanciate fra proteine (11-14%), carboidrati (42-43%) e grassi (46%). Questa soluzione ha dato buoni risultati anche per contrastare l’insulino-resistenza.
  • Schema 16/8 o dinner cancelling: si tratta in sostanza di saltare la cena, mantenendo 16 ore senza alimentarsi, e 8 in cui si mangia normalmente e si può fare attività fisica.

Esistono anche altre possibili combinazioni, non tutte consigliabili e riconosciute sul piano medico: meglio informarsi presso un centro specializzato come LabQuarantadue, senza lasciarsi confondere dalle promesse della Rete.

 

A chi serve il digiuno intermittente

Questo regime è stato ideato soprattutto pensando a chi deve perdere peso, in modo importante e relativamente veloce. È quindi indicato in linea generale per chi è in sovrappeso o è obeso.

 

Perché funziona il digiuno intermittente

Il primo effetto del digiuno è che, introducendo meno calorie, si contrasta l’aumento di peso. L’intermittent fasting fa dimagrire perché, non ricevendo le calorie di cui ha bisogno, l’organismo intacca le “riserve”: queste scorte sono costituite dagli accumuli di grasso, soprattutto quelli localizzati su cosce e addome, che appunto si ridurranno abbastanza rapidamente.

Più sul lungo termine, digiunare produce una risposta nel metabolismo: dà una sorta di sferzata all’attività metabolica, rimettendola in equilibrio.

Infine, a livello fisico ma anche psicologico, impegnarsi in un cambiamento di abitudini alimentari innesca un circolo virtuoso che, una volta interrotta la pratica del digiuno, aiuterà a mantenere un comportamento nutrizionale adeguato.

 

I vantaggi del digiuno, oltre alla perdita di peso

Secondo i più recenti risultati della ricerca medica:

  • esaurire le riserve di glucosio e di grasso aumenta la resistenza allo stress delle cellule e ne riduce la risposta infiammatoria, che è tipica della condizione prolungata di sovrappeso;
  • cambiare le abitudini alimentari modifica anche l’equilibrio ormonale, promuovendo l’attività degli ormoni alleati del consumo di grassi (come il testosterone) rispetto a quelli che hanno invece l’effetto opposto;
  • si produce un abbassamento della pressione sanguigna;
  • viene incoraggiato il rinnovamento cellulare dei tessuti e la rigenerazione del sistema immunitario;
  • intervenendo su insulino-resistenza, infiammazioni, risposta allo stress e pressione sanguigna, la dieta intermittente ha un possibile vantaggio a lungo termine nella prevenzione di patologie tipiche di uno stile di vita sregolato, come ipertensione, diabete, sindrome metabolica, ictus, malattie di origine infiammatoria (colite, morbo di Crohn), tumori, ma anche nella prevenzione di Alzheimer e Parkinson, grazie all’effetto protettivo sulla salute cerebrale.

 

Il digiuno intermittente è difficile da seguire?

Questo tipo di dieta può sembrare impegnativo, ma in realtà è più facile di quanto si pensi. In primo luogo, ha una durata limitata nel tempo e produce dei risultati visibili, che incoraggiano a portare a termine il percorso.

Inoltre, nella vita di tutti i giorni può essere più difficile seguire una dieta bilanciata a ogni pasto rispetto alla possibilità di mangiare senza troppi limiti (purché senza esagerazioni) e digiunare per una porzione tutto sommato piccola della propria settimana.

 

Precauzioni ed effetti collaterali del digiuno

Il digiuno intermittente non è adatto a tutti, e deve essere un team di specialisti (medico di base, nutrizionista, psicologo, endocrinologo) a valutare caso per caso se questo regime può essere applicato senza rischi.

Non possono sottoporsi al digiuno:

  • ragazzi e ragazze nell’età dello sviluppo;
  • persone anziane;
  • donne in gravidanza;
  • persone interessate da una patologia cronica;
  • persone che hanno un disturbo del comportamento alimentare o un rapporto emotivamente problematico con il cibo: in quest’ultimo caso il digiuno potrebbe indurre o aggravare il disturbo.

 

Effetti collaterali: cosa aspettarsi

In linea generale il digiuno intermittente non dà effetti negativi rilevanti. È possibile tuttavia andare incontro a

  • irritabilità;
  • difficoltà (fisica e psicologica) a gestire la fame;
  • mal di testa.

Questo accade soprattutto durante i primi giorni in cui si applica la disciplina del digiuno intermittente.

In ogni caso, il digiuno intermittente in tutte le sue forme deve essere praticato per un periodo limitato di tempo e sotto stretto controllo medico. Anche l’attività fisica deve essere programmata seguendo le indicazioni del team clinico.

È importante che il digiuno non sia percepito come una “scorciatoia” per dimagrire in fretta: certamente fa perdere peso, e aiuta a ripartire con il piede giusto, ma non sostituisce un impegno durevole per ritrovare equilibrio e benessere.

 

Fonti: New Journal of Medicine, Jama Network Open, Fondazione Veronesi.

La psicoterapia in un percorso di perdita di peso

Il problema dell’obesità e del sovrappeso richiede certamente un approccio clinico di tipo medico e l’attivazione di un regime alimentare adeguato. Tuttavia, da sole queste imprescindibili risorse non sono sufficienti: occorre considerare anche la psiche, ovvero come il paziente si sente, quali emozioni prova e come tende a reagire, nella vita di tutti i giorni. Per questo l’approccio clinico viene integrato con la psicoterapia.

Perché la psicologia aiuta a perdere peso?

Non si può prescindere dall’aspetto psicologico in un percorso di dimagrimento, specie se si ha a che fare con un sovrappeso importante. Le ragioni per le quali una persona raggiunge una massa molto al di sopra della propria norma, fatica a integrare e mantenere abitudini corrette o non riesce a prendersi cura della propria salute si radicano solidamente nel mondo della psiche oltre che in quello strettamente organico (forse più facile da percepire).
Il supporto psicologico è un’esigenza e un diritto importante per chiunque intraprenda un percorso di cambiamento impegnativo, come il perdere chili, che richiede una costante motivazione e porta con sé inevitabili momenti di sconforto o cali di fiducia.

La persona è un sistema complesso

Alla base della filosofia d’intervento di LabQuarantadue c’è la presa in carico dell’individuo come un “intero”: il corpo e la mente risiedono nello stesso organismo, le emozioni e le azioni influiscono costantemente nel nostro funzionamento biologico. Ignorare il fattore psichico sarebbe, semplicemente, privo di senso ai fini di un risultato concreto.
Per questo, nel nostro team coinvolgiamo psicologi e psicoterapeuti specializzati nelle problematiche legate al comportamento alimentare.
Il compito di questi professionisti è aiutare chi si rivolge agli ambulatori LabQuarantadue a riuscire nell’intento fondamentale di modificare il proprio stile di vita, e a mantenere la direzione nel tempo.

L’approccio della terapia cognitivo-comportamentale

La psicoterapia e l’approccio cognitivo-comportamentale risultano più adatti per sostenere un individuo durante una fase di cambiamento della propria routine. Semplificando, lo psicoterapeuta cognitivo-comportamentale:

  • permette di riflettere su atteggiamenti e meccanismi mentali che ostacolano il benessere;
  • sostiene la motivazione al cambiamento e all’impegno;
  • fornisce strategie cognitive fondate su una solida base scientifica, adeguate a rendere più facile e durevole il cambio di abitudini;
  • insegna tecniche per contrastare l’ansia e per prevenire le ricadute;
  • non dice cosa fare: piuttosto, aiuta a capire cosa fare e a riuscire a metterlo in pratica, in un’ottica di ascolto e rispetto.

In cosa consiste il percorso

Un percorso di supporto psicologico per la perdita di peso si svolge tramite una serie di sedute psicoterapeutiche, in presenza o online, a cadenza regolare. Questi incontri accompagnano il piano di dimagrimento, supportando e rendendo davvero completo il programma impostato in ambulatorio, in cooperazione costante con gli altri specialisti coinvolti.

I risultati

Grazie a un percorso psicoterapeutico mirato, l’individuo diventa egli stesso l’esperto e riesce a modificare il proprio stile di vita. Il terapeuta non dà delle direttive, bensì offre supporto nella ricerca delle strategie migliori per costruire il cambiamento e perseguire gli obiettivi.
In questo modo, il paziente non solo riuscirà a ritrovare il proprio benessere psicofisico, ma imparerà a gestire tutto questo nel lungo termine, proteggendosi dal ricadere in meccanismi dannosi.
In verità, infatti, un corretto stile di vita non consiste semplicemente nel seguire una dieta sana, essere in normopeso, fare attività fisica costante: è dato dall’attenzione amorevole verso il proprio benessere globale e verso tutti gli elementi che vi contribuiscono. Inclusi i pensieri.

Disbiosi Intestinale: cos’è e come prevenirla

L’intestino ed il suo benessere, tra batteri ed irritazioni: scopriamo la Disbiosi intestinale.

L’intestino è un organo fondamentale nel nostro organismo, da cui dipende lo stato della nostra salute, non solo intestinale. Il nostro stile di vita è spesso squilibrato e bisogna prestare attenzione alle irritazioni intestinali e a prevenire eventuali dismetabolismi.

Cos’è la Disbiosi intestinale?

La Disbiosi intestinale è un’instabilità microbica provocata da una crescita anormale di batteri, che a loro volta provocano uno squilibrio, con conseguente irritazione.

Nell’intestino umano sono contenuti molteplici microrganismi capaci di unire vitamine ed altre sostanze necessarie all’organismo per far sì che avvengano le funzioni di ogni giorno, tra cui il mantenimento e la regolazione della funzionalità della barriera intestinale. Questo insieme viene chiamato Microbiota Intestinale, il cui scopo è anche quello di ostacolare l’attacco di patogeni e supportare la peristalsi intestinale.

Il termine comune del Microbiota è “flora intestinale” e ha uno stretto legame con il nostro sistema immunitario, andando a regolare la risposta immunologica del nostro organismo, e nello specifico dell’intestino.

Cos’è il Microbiota e cosa succede quando si ha un’alterazione del Microbiota?

Il Microbiota è quell’insieme di microrganismi necessario per la digestione di alimenti e che protegge come una barriera fisica da ceppi patogeni, abbattendoli e trasformandoli in sostanze non tossiche per il nostro organismo come proteine, ormoni, neurotrasmettitori, vitamine ed altri.

Ecco che, quando vi è un’alterazione del Microbiota, il nostro intestino comincerà a funzionare in maniera errata senza svolgere la sua quotidiana funzione, cioè non digerendo bene, con conseguente gonfiore addominale. Questo peggioramento fisico viene denominato Disbiosi intestinale.

Come riconoscere la Disbiosi intestinale?

Questo disturbo è facilmente riconoscibile, poiché ha effetti individuabili nella vita quotidiana:

  • Gonfiore addominale;
  • Cattiva digestione;
  • Meteorismo;
  • Stipsi;
  • Infezioni genitali (che si tramutano in cistite o candida)

Le intolleranze alimentari indirette sono tra quei disturbi legati a questa problematica. Questo è dovuto dall’incapacità dei villi intestinali che infiammandosi non possono più assorbire le sostanze che ingeriamo.

E’ importante conoscere (effettuando dei test) il benessere del nostro intestino e del microbiota nello specifico per evitare obesitàdiabete di tipo 2sindrome metabolicamalattie intestinali varie, allergie.

Cosa causa la Disbiosi intestinale?

Questa avviene per vari motivi a volte causati da noi stessi, come un’alimentazione non equilibrata, assumendo quindi eccessivi carboidratigrassi animali, vitamine o al contrario iponutrizione, o assumendo farmaci come antibiotici ed antinfiammatori in dosi eccessive o per ultimi, iniezioni per curare enteriti, gastroenteriti o colite.

Alterare la mucosa intestinale causa quindi un varco aperto per germi o molecole che possono sfociare in malattie vere e proprie. Si va incontro, dunque, a infiammazioni croniche associate da un aumento del peso e di accumuli di grasso.

Quali sono gli esami da effettuare per diagnosticare la disbiosi intestinale?

È importante conoscere la composizione del nostro microbiota per poter anticipare eventuali condizioni di disordine intestinale quali, appunto, la disbiosi.

Il test da effettuare è l’esame del microbiota intestinale, il Disbio-Test.

È consigliabile sottoporsi a questa tipologia di test in vari momenti della vita, quali l’arrivo di sintomi intestinali come cistiti, uretriti, stipsi, per poter prevenire peggioramenti; in caso di sovrappeso e obesità, optando per piani nutrizionali ad hoc; durante l’infanzia, per poter assicurare una maturazione intestinale adatta, e la vecchiaia, limitando gli effetti di questo avanzamento; in gravidanza e allattamento, per migliorare lo sviluppo microbico del neonato; all’inizio della menopausa, per poter assicurare alla donna un supporto in questo momento di cambiamento fisico ed ormonale; per chi segue dei piani nutrizionali specifici, come gli sportivi che esercitano questa attività a livello agonistico, migliorandone così i risultati da perseguire.

Cosa verrà analizzato nel Disbio-Test?

Alcuni parametri necessari, quali la biodiversità e il grado di disbiosi, saranno valutati durante l’esame. Saranno valutati anche il numero di batteri presenti, il numero di proteine, la mucosa, gli acidi grassi che se in maggiori quantità possono alterare la barriera intestinale e quali sono i batteri patogeni che provocano le infiammazioni intestinali.

In cosa consiste tecnicamente, come avviene il Disbio-Test?

Il Disbio-Test consiste in un prelievo attraverso un semplice esame delle feci, successivamente analizzato nel laboratorio specializzato preposto, che andrà a cercare due molecole che, se presenti in alte concentrazioni, potrebbero causare uno squilibrio della flora batterica.

È importante sottoporsi al test per determinare la patologia.

La diagnosi:

Nel momento dell’esito del disbio-test, lo specialista di LabQuarantadue con i risultati alla mano, deciderà quale percorso seguire per curare il paziente; potrebbe essere necessario apportare delle modifiche nelle proprie abitudini alimentari (con un piano nutrizionale ad hoc) o una cura farmacologica, se necessario.

Le indicazioni terapeutiche dello specialista dovranno poi essere affiancate da un nutrizionistache andrà a risolvere i disturbi correlati, aggiungendo al piano alimentare dei fermenti lattici, probiotici, utili al ripristino della flora batterica, minacciata da questi microrganismi micotici.

La visita nutrizionale con consegna del piano alimentare sarà necessaria per il paziente.

Il nutrizionista seguirà il percorso del paziente in ogni fase, decidendo un percorso terapeutico personalizzato ed adatto in base anche alla vita svolta dal paziente, con un susseguirsi di visite successive per conoscere l’efficacia della terapia assegnata ed eventuali cambiamenti da apportare in corso d’opera.

Quali le conseguenze della Disbiosi Intestinale se non curata?

La Disbiosi Intestinale se non curata può provocare svariate malattie legate alle funzioni epatiche e renali, quindi un concatenarsi di altre patologie, nonché un fattore di rischio per poliposi e colon irritabile, diminuendo notevolmente la qualità di vita di chi ne soffre.
Prenota un consulto con i nostri specialisti di LabQuarantadue per saperne di più, contattaci!

Mutidisciplinarietà, affidarsi ad un team di specialisti per perdere i chili accumulati durante l’estate

Se si pensa che durante l’estate si tende a perdere peso, si è molto lontani dalla verità.
Il caldo, contrariamente a quanto tutti pensano, fa ingrassare, è tutta una questione di metabolismo rallentato, liquidi e calorie immagazzinate come se fossero grassi …

L’estate, insomma, è la stagione che fa ingrassare, ma non c’è da disperarsi, perché per evitare che l’aumento di peso estivo comprometta il proprio fisico è possibile:

  • Trovare la giusta chiave per affrontare il caldo nel migliore dei modi;
  • Provvedere a perdere i chili presi al termine della stagione, magari affidandosi a un team di esperti
    nel settore.

Peso estivo, una questione di metabolismo

L’esposizione al caldo torrido durante l’estate causa un’inevitabile perdita di energie, a tal punto che il metabolismo rallenta rispetto ai ritmi che solitamente ha durante la stagione fredda.
Durante l’inverno, quando la temperatura corporea è più alta di quella esterna, il mantenimento della stessa temperatura richiede un grande dispendio di energie, che si traduce in calorie bruciate dal corpo per ottenere tale risultato.

In estate, però, per mantenere la temperatura corporea a un certo livello, non è necessario bruciare molte calorie, perché – con l’innalzamento delle temperature – l’ipotalamo (la ghiandola che regola le funzioni primarie dell’organismo) fa diminuire il metabolismo basale.
Questo causa un abbassamento della produzione di calorie e, insomma, il metabolismo in blocco subisce un forte rallentamento, facendo in modo tale che tutto quello che si mangia venga trasformato in grasso (a meno che non si esegua un’attività fisica).

Con il sudore si perdono anche le vitamine e i minerali che il nostro corpo utilizza proprio in relazione al metabolismo lipidico e all’azione del bruciare i grassi.
Infatti, se non si assume la corretta quantità di queste sostanze (in particolare di vitamina B1 e B2) viene meno la capacità del nostro corpo di bruciare i grassi, favorendo ulteriormente così l’aumento di peso.

L’estate è anche la stagione del gelato e di altri alimenti ipercalorici, di cui è difficile fare a meno.
Per concedersi comunque qualche sfizio, è bene non perdere mai d’occhio, durante la stagione, l’equilibrio nutrizionale, seguendo perfettamente la propria dieta e senza mai saltare i pasti.
Durante l’estate, caviglie e gambe tendono a essere più gonfie del solito, anche a causa della carenza di potassio nell’organismo (dovuto alla forte sudorazione).

Bere troppo, inoltre, potrebbe portare ad accusare questa sensazione di gonfiore, anche generalizzato.
Pertanto, per risolverla, è necessario moderare il consumo quotidiano di sale e assumere maggiori quantità di potassio attraverso alimenti come:

  • Frutta come avocado e banane;
  • Funghi;
  • Aglio;
  • Verdure di stagione.

In estate, insomma, bisogna prestare molta più attenzione alla quantità di calorie che si assumono nell’arco di una giornata, magari si potrebbe persino pensare di mangiare di più di giorno, in modo da andare a dormire la sera avendo smaltito tutto.
Infatti è stato dimostrato che le calorie ingerite dopo le 22:00 vengono accumulate nell’adipe, perché il processo metabolico entra in fase di riposo.

Perdere il peso estivo con il team di LabQuarantadue

Negli ambulatori LabQuarantadue, i pazienti vengono affidati a un gruppo di specialisti nella perdita del
peso corporeo (anche di quello accumulato durante la stagione estiva).
Si tratta di un team che, seguendo le linee guida della Società Italiana Obesità, offre ai pazienti delle terapie personalizzate per permettere la perdita di peso e il raggiungimento del benessere fisico, mentale e sociale.
I percorsi di LabQuarantadue, infatti, mettono a disposizione dei pazienti dei percorsi di:

  • Prevenzione
  • Diagnosi
  • Trattamento dei principali problemi metabolici, affiancando al paziente un team di esperti che comprende
  • Medici
  • Dietologi
  • Endocrinologi
  • Biologi
  • Nutrizionisti e dietisti
  • Psicoterapeuti

L’approccio di LabQuarantadue, in qualsiasi caso, è multidisciplinare.
Il trattamento del sovrappeso, dell’obesità (e tanto altro) è altamente specializzato e personalizzato, perché dettagliatamente studiato per i singoli pazienti da un’equipe di specialisti in molteplici campi di interesse.

Il fine degli esperti è quello di accompagnare i pazienti nel percorso di cambiamento e di rimessa in forma dall’inizio alla fine, senza mai lasciare ciascuno a sé stesso, in modo tale da raggiungere l’obiettivo clinico, prefissarlo e mantenerlo nel tempo.
Per perdere il peso accumulato durante l’estate, quindi, LabQuarantadue è un’ottima soluzione.
Per farlo, però, è necessario che si segua un piano di dimagrimento e una dietoterapia personalizzata considerando il caso specifico del paziente in cura.

Multidisciplinarietà di LabQuarantadue

Osservando e seguendo il paziente a 360°, in ogni sfaccettatura della sua salute mediante un approccio multidisciplinare, agli specialisti dei team di LabQurantadue è permesso di conoscere a fondo la storia medica e la condizione clinica dei singoli soggetti.
I pazienti, infatti, non devono essere considerati soltanto in base al disturbo che dimostrano esteriormente, magari sottoponendoli persino a piani di cura standardizzati, ma devono essere valutati nella loro unicità e studiati in profondità.
Ecco perché è importante che nell’equipe di specialisti ci siano anche degli psicoterapeuti o, ancora, nutrizionisti e biologi che vadano a creare un percorso unico e adatto a un paziente soltanto.
La multidisciplinarietà è, quindi, un’arma potentissima di cui l’azienda LabQuarantadue è in possesso e grazie alla quale si ottengono risultati finali molto validi e duraturi.

SmartE-HEALTH, i nuovi percorsi dietoterapici online di LabQuarantadue

Per medici e personale sanitario la cura del paziente e il suo benessere psico-fisico sono una priorità.

È per questo motivo che le visite conoscitive con un medico sono così importanti, per un dottore il paziente viene prima di qualsiasi altra cosa e la sua salute e le sue aspettative devono essere rispettate.

Ci sono casi, però, in cui svolgere visite fisiche è difficile sia per i medici che per i pazienti, cosa che si è dimostrata particolarmente vera nel periodo di pandemia, ma anche precedentemente per cause differenti.

Non sempre conciliare gli impegni quotidiani e lavorativi è possibile, specialmente se gli ambulatori per le visite mediche sono lontani rispetto al posto in cui si abita.

Per questo è nata e si è diffusa notevolmente la telemedicinaovvero la possibilità di effettuare consulti medici in videochiamata con il proprio medico e non solo.

Telemedicina e LabQuarantadue

LabQuarantadue mette a disposizione un’equipe di medici, psicologi e altri professionisti della salute in modo che si venga a creare per ogni paziente un piano di trattamento sanitario specializzato e personalizzato, così da raggiungere per tempo l’obiettivo clinico stabilito.

Le visite effettuate con i medici e gli esperti di LabQuarantadue possono essere:

  • Fisiche presso gli Ambulatori LabQuarantadue di Brescia, Milano, Bergamo, Verona;
  • In via telematica, grazie al servizio di Telemedicina.

L’opzione di effettuare televisite è offerta da LabQuarantadue proprio per rispondere alle esigenze dei più, rendendo i servizi offerti dall’azienda

  • accessibili a quanti più utenti possibile
  • immediati
  • semplici.

Con la Telemedicina si può usufruire sia di video – colloqui preliminari con i medici e altri specialisti sia, successivamente, di video-visite (anche di controllo durante lo svolgimento di un determinato percorso) attraverso smartphone, tablet e computer.

I servizi terapeutici personalizzati sono quindi eseguibili comodamente e direttamente da casa, senza rinunciare alla competenza degli specialisti di LabQuarantadue e senza che l’efficacia dei trattamenti venga compromessa.

I pazienti, infatti, anche se a distanza vengono costantemente monitorati e le visite periodiche di controllo in video conservano la stessa efficienza di quelle fisiche.

I percorsi #SmartE-HEALTH

 I percorsi #SmartE–HEALTH sono, appunto, percorsi offerti da LabQuarantadue a cui i pazienti decidono di sottoporsi in maniera telematica.

Prenotare gli appuntamenti con gli specialisti è semplice e veloce, grazie all’applicazione PrenotaLab.

Si tratta di piani di dimagrimento personalizzati e che permettono il mantenimento dei risultati. Anche se a distanza, è garantito il monitoraggio dei progressi dei pazienti dagli stessi medici che hanno pensato al programma su misura.

Come procede il trattamento dei pazienti a distanza?

Se il paziente dovesse scegliere di seguire il percorso #SmartE-HEALTH con LabQuarantadue, le visite successive – sempre svolte in videochiamata – sono da accompagnare a un attento monitoraggio della situazione mediante appositi dispositivi quali

  • Bilancia dotata di impendenziometria (BIA), per monitorare peso e composizione corporea

  • Metro, per la rilevazione delle misure corporee

Gli strumenti vengono direttamente forniti da LabQuarantadue quando si decide di intraprendere il percorso e permettono ai medici che seguono il programma del paziente di tenere sotto controllo i parametri fondamentali per la sua salute.

Inoltre questi strumenti dialogano con il nostro software di Telemedicina e sono in grado di trasmettere i risultati agli specialisti che, monitorando l’andamento della terapia, aiutano i singoli pazienti a raggiungere gli obiettivi prefissati e a fissarne di nuovi.

Periodicamente il paziente è contattato dall’equipe di LabQuarantadue per un check di controllo, sempre garantendo un dialogo visivo sicuro e efficace.

I percorsi #SmartE-HEALTH prevedono una serie di videochiamate con tutti i medici e gli esperti che hanno a che fare con la terapia personalizzata di ciascun paziente.

SmartE-Basic, SmartE-Cheto, SmartE-ConTe

I programmi di telemedicina (percorsi #SmartE–HEALTHdi LabQuarantadue sono tre e dai validi risultati

  • SmartE-BASIC, è un programma nutrizionale e di dimagrimento sicuro e duraturo.
    Permette di raggiungere gli obiettivi usufruendo di adeguati strumenti e insegnamenti per la gestione dell’alimentazione.
    È un percorso adatto a chi vuole perdere peso e riattivare il metabolismo, anche a chi vuole migliorare il rapporto con il cibo e con il proprio corpo.

 

  • SmartE-CHETO, un percorso basato sulla dieta chetogenica della durata di 21 giorni. Si tratta di un processo che porta il corpo a produrre energia autonomamente, grazie al processo di chetosi. È un percorso adatto a chi vuole perdere peso in modo rapido e duraturo, preservando la massa magra.

 

  • SmartE-CONTE, un programma di dimagrimento studiato dai biologi nutrizionisti di LabQuarantadue per iniziare con successo un percorso serio di perdita di peso. È un percorso adatto a chi soffre di grave sovrappeso e obesità con problematiche dismetaboliche che necessitano di un supporto integrato con il medico dietologo e il nutrizionista. Il tutto direttamente da casa.

La sindrome metabolica

La sindrome metabolica, detta anche sindrome dell’insulino-resistenza perchè si ritiene che la sua causa sia la resistenza delle cellule all’insulina, è una patologia molto diffusa nei Paesi sviluppati.

Che cos’è la sindrome metabolica

In realtà, non si tratta di una patologia propriamente detta, quanto piuttosto di una condizione clinica complessa, che vede la presenza contemporanea di diversi fattori di rischio, pericolosi per la salute, in un unico soggetto. Questi, correlati tra loro, espongono il paziente ad un alto rischio di infartoictus e altre conseguenze gravi, tra cui la morte.

Fattori di rischio

Perché si possa diagnosticare la condizione di sindrome metabolica, nel paziente devono essere riscontrati almeno tre dei seguenti fattori di rischio:

• ipertensione o pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg;
• numero di trigliceridi nel valore di 150 mg/dl;
 glicemia a digiuno di 110 mg/dl;
• colesterolo HDL di 40 mg/dl;
• circonferenza addominale superiore a 102 cm per i maschi e 88 cm per le femmine;
• presenza di microalbumina nelle urine.

Un occhio esperto può facilmente riscontrare che i citati fattori di rischio, se presi singolarmente, non mostrano valori fuori dalla norma o eccessivi.

Ad esempio, per poter diagnosticare l’ipertensione è necessario rilevare valori costanti di 140/90 mmHg.

Questo definisce la sindrome metabolica, ovvero non il singolo valore bensì la compresenza di più fattori di rischio, nei valori indicati.

Cause della sindrome metabolica

Uno dei fattori di rischio più diffusi e pericolosi è il sovrappeso. L’eccesso di grasso corporeo, soprattutto localizzato nell’area addominale, produce squilibri nel metabolismo di grassi e zuccheri e può causare elevato livello di insulina nel sangue. Il grasso va ad accumularsi anche nelle cellule muscolari, sviluppando iperinsulinemia o insulino -resistenza, ovvero sindrome metabolica.

Non va sottovalutato l’aspetto dell’ereditarietà. Infatti, la sindrome metabolica ha una causa importante nella familiarità. Pertanto, è necessario effettuare un approfondimento di anamnesi familiare.

Quali sono i sintomi? Quali le conseguenze?

Le persone che soffrono di sindrome metabolica spesso non presentano sintomi e, anzi, avvertono la sensazione di stare bene.

Talvolta, i sintomi possono essere nascosti ovvero poco riconoscibili:
• apnee del sonno
• sindrome dell’ovaio policistico
• basso livello di testosterone
• disfunzione erettile
• calcoli biliari

Ma va sottolineato come, anche in caso di assenza di sintomatologia specifica, i vari fattori di rischio vanno tenuti sotto stretto controllo medico.

La sindrome metabolica predispone il paziente anche ad altri rischi molto seri, nello specifico tumori a:

• mammella
• ovaio
• prostata
• pancreas
• fegato
• reni
• cervello

Predispone anche a gravi malattie cardiovascolarioculariepatiche e renali.

Molte di queste conseguenze si legano strettamente al lento processo degenerativo che le cellule pancreatiche subiscono, a causa del sovraccarico di lavoro cui sono sottoposte per la produzione di insulina.

Il check up metabolico: il modo giusto per prevenire e tenere sotto controllo la propria salute

I vari fattori di rischio vanno tenuti sotto stretto controllo medico, ed il check up metabolico di LabQuarantadue è lo strumento perfetto per farlo. Il check up metabolico è, difatti, un insieme di visite ed esami. I risultati di visite ed esami vengono confrontati fra loro e matchati in modo da fornire un quadro completo dello stato di salute del paziente che il medico potrà leggere in ottica preventiva.

Questo gli permetterà di effettuare una accurata diagnosi e formulare un piano terapeutico ad personam. Visite ed esami strumentali e di laboratorio, sono eseguite presso la struttura d’eccellenza ospedaliera Fondazione Poliambulanza.
Fondazione Poliambulanza è un ospedale privato no profit, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale e Regionale, ed accreditato a livello internazionale fra le eccellenze ospedaliere italiane dalla Joint commission International che valuta, a livello mondiale, le performance delle strutture sanitarie.

Il check up metabolico di LabQuarantadue

A tutti i pazienti, LabQuarantadue propone un check up metabolico di due giornate, articolato in tre fasi fondamentali:
• Analisi
• Diagnosi
• Consegna del piano nutrizionale specifico, elaborato sulle personali esigenze del paziente.

Lo sviluppo del check up metabolico prevede la collaborazione del Medico, del Biologo Nutrizionista e dello Psicoterapeuta.

Sindrome metabolica: la terapia

La cura della sindrome metabolica consiste principalmente nel cambiamento dello stile di vita.
Infatti è fondamentale perseguire:

• Una sana alimentazione
• Attività fisica regolare e moderata
• Riduzione del peso corporeo

La dieta

L’alimentazione deve essere bilanciata e prevedere il regolare consumo di:

• Frutta e verdura
• Legumi
• Cereali, meglio se integrali

Inoltre è necessario il controllo nel consumo di alimenti proteici ed iperproteici, quali:

• Carni rosse
• Insaccati
• Formaggi e latticini
• Sale da cucina
• Bevande zuccherate
• Dolci
• Panificati e merende industriali

In tale regime di vita sana si comprendono anche l’astensione dal fumo e dalle bevande alcoliche.

L’attività fisica

L’esercizio fisico moderato, ma costante, aiuta a tenere sotto controllo la glicemia e riduce la resistenza all’insulina. Inoltre, contiene i livelli di trigliceridi, alza il colesterolo HDV e abbassa il colesterolo “cattivo”. Senza contare l’importanza del controllo sul peso ponderale.
Non è necessario iscriversi in palestra!
Anche solo salire e scendere a piedi le scale, passeggiare per una ventina di minuti al giorno a passo sostenuto, usare la bicicletta anziché l’automobile diventano sane abitudini che producono effetti benefici sulla salute del paziente.

Qualora le condizioni dovessero presentarsi particolarmente severe, ed i valori registrati fossero di rilevanza clinica, il medico specialista potrebbe decidere di associare alla dieta e all’esercizio fisico una terapia farmaceutica adeguata. Ad esempio, farmaci per tenere sotto controllo la pressione arteriosa, il colesterolo o la glicemia. Infatti, non esiste una terapia farmacologica specifica ed efficace per controllare la sindrome metabolica nella sua complessità di cause-effetti. Quindi il medico provvede a trattare le patologie singole ottenendo un risultato che migliori la totale condizione clinica generale del paziente.

Conclusione

Modificare le proprie abitudini di vita e alimentari e perseguire tali regimi adottandoli in maniera definitiva è importante, in quanto il quadro metabolico generale può regredire alla condizione della sindrome in ogni momento.

Fondamentale resta la stretta collaborazione e il dialogo attivo tra paziente e medico, per valutare l’approccio più adatto e gli strumenti adeguati per guarire dalla sindrome metabolica. Scopri il check-up metabolico di LabQuarantadue!

Palloncino Allurion: cos’è e come funziona

Il palloncino gastrico di Allurion, è il primo e unico dispositivo per la perdita di peso assistita che non richiede chirurgia, endoscopia o anestesia. Disponibile negli ambulatori LabQuarantadue, il programma Allurion supporta la perdita di peso a lungo termine, attraverso un rivoluzionario palloncino gastrico che crea una sensazione di pienezza occupando spazio nello stomaco, fornendo ai pazienti la possibilità di ridurre quella fin troppo familiare sensazione di fame.

Il sovrappeso e l’obesità sono uno dei principali problemi di salute in Italia, dove gran parte della popolazione ha un peso corporeo alto. Gli interventi chirurgici invasivi per la perdita di peso non sono un’opzione per molti, in quanto comportano rischi significativi a causa delle complicanze avverse che possono insorgere. Grazie al palloncino di Allurion, però, molte più persone sono in grado di perdere peso facilmente e, soprattutto, ridurre il rischio di malattie attribuite al sovrappeso o all’obesità.

Con oltre 40.000 pazienti in tutto il mondo, il palloncino Allurion è più di “un semplice palloncino gastrico”: è una pillola deglutibile che si espande nello stomaco fino a raggiungere le dimensioni di un pompelmo. Non richiedendo l’intervento chirurgico, questo dispositivo viene posizionato durante una breve visita di 20 minuti e viene espulso naturalmente dopo circa 16 settimane, consentendo ai pazienti di perdere in media dal 10 al 15% del loro peso corporeo entro quel lasso di tempo.

Al centro del programma di 6 mesi c’è il rivoluzionario palloncino Allurion che risiede nello stomaco, ma se si vuole ottenere un risultato duraturo nel tempo, è indispensabile affrontare un percorso psico-nutrizionale che permetta di cambiare le proprie abitudini, garantendo un cambiamento duraturo dello stile di vita. Attraverso questo approccio multidisciplinare, LabQuarantadue è in grado di aiutare i suoi pazienti a sviluppare buone abitudini di vita che possano rimanere con loro anche al termine del percorso.

Dieta Chetogenica: tutto quello che c’è da sapere

La Dieta chetogenica è, indubbiamente una delle diete più famose ed in voga.

Riservata inizialmente a pazienti con epilessia farmacoresistente, oggi viene utilizzata in caso di insulino resistenzadiabete di tipo IIsindrome di ovaio politeisticoacne, per migliorare parametri di rischio cardiovascolare, in alcuni disagi neurologici ed ha mostrato spiccata attività anche in presenza di alcune forme tumorali. Sicuramente, però, il campo in cui viene maggiormente utilizzata è a scopo dimagrante. Questo tipo di alimentazione, infatti, consente una rapida perdita di peso senza sentire fame.

I pazienti in chetosiperdono molto pesoin poco temposenza sentire fame. Questo “miracolo” avviene proprio grazie alla produzione dei corpi chetonici che, una volta liberati in circolo, assicurano un effetto anoressante centrale molto marcato. In chetosi ci si sente più brillanti, più tonici, più attivi e tutto questo mentre si dimagrisce senza sentir fame. Logicamente la dieta deve essere scritta da un professionista qualificato e preparato, perchè non tutti i pazienti possono sostenerla e la dieta stessa deve essere personalizzata per evitare carenze e malnutrizione.

Stare in chetosi è (relativamente) semplice. Seguire una dieta efficace e salutare è tutta un’altra questione. Gli errori più frequentemente legati al fai da te sono: carenza vitaminica e di sali minerali, errato apporto di grassi con effetto infiammatorio, eccesso di proteine con sovraccarico epatico e renale. Problemi possono derivare anche dalla interazione chetosi-farmaci e per questo deve essere prestata molta attenzione allo stato di salute iniziale del soggetto attraverso una accurata visita preliminare. La difficoltà più frequentemente riscontrata nel fai-da-te è, comunque, il deperimento ossia la perdita di massa muscolare al posto della massa grassa.

Il calo peso, pur se l’ago della bilancia scende e ci conforta, deve avvenire solo a carico della massa grassa e non di quella muscolare. La perdita di muscolo è sempre da scongiurare e determina, tra l’altro, perdita di dipendo energetico. Un paziente che perde massa muscolare a seguito di una dieta errata, vedrà il suo valore di dispendio energetico basale calare e sarà, inevitabilmente, vittima del famoso effetto yo-yo.

Concludendo possiamo affermare che, per quanto la dieta chetogenica sia una dietoterapia particolarmente nota, è in realtà scarsamente conosciuta e deve essere gestita da un professionista esperto di chetosi.